LAURENT FIGNON, UNA FIGURA PER I TEMPI CHE FURONO

Il 25 gennaio 2024 Remco Evenepoel ha compiuto 24 anni, e noi abbiamo accostato il palmares - fino al 24° compleanno - dei più grandi corridori di varie epoche. Oggi arriviamo al numero 12 della nostra classifica, Laurent Fignon.

Nome: Laurent
Cognome: Fignon
Nazionalità: Francia
Età: è morto il 31-08-2010
Data di nascita: 12-08-1960
Luogo di nascita: Parigi, Francia
Soprannome: Le Professeur

Laurent Fignon, nato il 12 agosto 1960 a Montmartre, Parigi, ha lasciato un’impronta indelebile nel mondo del ciclismo. Fignon è entrato nel gruppo dei professionisti come una cometa all’inizio degli anni Ottanta. Il suo debutto come ciclista professionista risale al 1982. Si è subito distinto per il suo stile anticonvenzionale, caratterizzato da occhiali, coda di cavallo e stile di guida offensivo. La vera svolta sulla scena mondiale avvenne nel 1983, quando, ventiduenne, Fignon dominò il Tour de France e portò la maglia gialla a Parigi. Vinse la cronometro individuale di 50 km a Digione e dimostrò anche il suo eccezionale talento in alta montagna durante quel Tour. La sua vittoria gli valse l’etichetta di talento ciclistico fuori categoria.

"Un simile manubrio da triathlon non era in realtà consentito, perché un manubrio doveva essere in un unico pezzo."

Al Tour del 1984, da ventitreenne, vinse per la seconda volta consecutiva, confermando il suo status di uno dei grandi del ciclismo. All’epoca, molti pensavano che avrebbe vinto il Tour più di cinque volte, stabilendo un nuovo record. Tuttavia, alla fine rimasero solo quelle due vittorie al Tour.

Drammatico fu l’esito del memorabile Tour de France del 1989. Il suo nome sarà per sempre associato a quel Tour e al suo esito. In questo thriller di grandezza, fu battuto di stretta misura da Greg LeMond nella cronometro finale, con soli otto secondi di differenza. La cronometro di Parigi divenne leggendaria per il risultato, ma anche per tutto ciò che riguardava il materiale e le biciclette. È stato lì che LeMond ha usato per la prima volta il manubrio da triathlon a cui doveva la vittoria. Gli otto secondi di svantaggio di Fignon sono ancora oggi il distacco minore nella storia del Tour de France.

Oltre al Tour de France, Fignon ha ottenuto diversi successi in altre gare prestigiose. Ad esempio, ha vinto il Giro d’Italia nel 1989, è stato due volte vincitore della Milano-Sanremo (1988 e 1989) e ha vinto la Flèche Wallonne nel 1986. Ha tagliato il traguardo per primo in nove tappe del Tour, ha vinto tre tappe al Giro e due alla Vuelta. Il suo stile di guida aggressivo, la disponibilità a correre rischi e l’aspetto schietto lo hanno reso una delle figure più memorabili del ciclismo. Fuori dalla bicicletta, Fignon era noto per il suo intelletto e la sua personalità. Dopo il ritiro da ciclista professionista, ha continuato la sua carriera come commentatore di ciclismo e ha scritto diversi libri, condividendo le sue esperienze e le sue prospettive su questo sport.

Monument Fignon in Creteil

Purtroppo, la vita di Laurent Fignon si è conclusa troppo presto, quando è morto per un cancro al pancreas e ai polmoni il 31 agosto 2010, all’età di 50 anni. Nonostante la sua prematura scomparsa, l’eredità di Fignon continua a vivere come simbolo di resilienza, determinazione e perseveranza. La straordinaria carriera di Laurent Fignon è fonte di grande ispirazione. Il suo impatto sullo sport, sia in bici che fuori, fa sì che il suo nome occupi per sempre un posto di rilievo nella storia del ciclismo.

José De Cauwer in quel particolare Tour del 1989

José De Cauwer è stato direttore sportivo del vincitore Greg Lemond nel 1989 ed è stato coinvolto in prima persona nell’epilogo. In seguito, come commentatore dell’emittente nazionale belga, incontrò regolarmente Fignon, ma gli incontri non si rivelarono così cordiali.

“Questi manubri da triathlon in realtà non erano ammessi, perché un manubrio doveva essere intero”, ha raccontato José De Cauwer al talk show Vive le vélo del canale belga VRT nel 2019. “Il giorno della prima cronometro sono andato a bussare alla porta del presidente della giuria alle 7.30 del mattino. Mi ha detto che andava bene e, chiaramente irritato per l’ora anticipata, mi ha mandato via di nuovo. Era proprio quello che volevamo, naturalmente, perché grazie al manubrio da triathlon e alla posizione più aerodinamica, più tardi in quel Tour, LeMond impedì a Fignon la sua terza vittoria al Tour. Laurent mi ha guardato con gli occhi storti per anni, come se gli avessi fatto qualcosa, e non ci siamo mai parlati. Ma al Tour 2010, durante la finale di Coppa del Mondo Olanda-Spagna, si è improvvisamente alzato in piedi, si è avvicinato a me e mi ha abbracciato. “È stato bello”, ha detto. Già allora sapeva che sarebbe morto. Poco dopo è morto”. Così un commosso De Cauwer in Vive le vélo.

Monument Fignon in Creteil

Fotos: © Teus Korporaal

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